sabato 13 dicembre 2008

Politica mondiale al verde

La crisi economica va affrontata al verde
Cosi' America ed Europa guardano ad un futuro radicalmente diverso, guidato da energie rinnovabili e risorse ecologiche.
L'Italia, al quarantaquattresimo posto mondiale, non se ne interessa.



America – Cambia radicalmente la sua politica energetica
Ricordate, quegli energivori antiecologici che eravamo abituati a vedere come i peggiori esempi mondiali di inqunatori! Quelli degli hamburger, delle patatine fritte e della coca cola. Quelli dei crack finanziari e delle bolle speculative che si stanno trascinando dietro il mondo intero...
Gli americani, esatto! Chi potrebbe pensare che possano mai cambiare il loro inquinante stile di vita, che è tanto scandaloso da chiamarlo “modello americano”?

Ebbene forse il futuro ci riserva una sorpresa. E' infatti questa crisi che potrebbe mettere fortemente in dubbio l'attuale modello di consumo americano.
E allora quale migliore occasione per il neo eletto Barak Obama di cavalcare questa contro onda di cambiamento proponendosi come il presidente che rivoluzionerà il modo di concepire il progresso, guidando una rivoluzione verde!

Obama si promette, con il nuovo programma energetico americano chiamato “New Energy for America” di dare un aiuto non convenzionale ad un economia che non sta più in piedi:
  • Creerà 5 milioni di nuovi posti di lavoro con un investimento di più di 150 miliardi di dollari in 10 anni per convogliare gli investimenti privati in un futuro ad energia pulita
  • Entro 10 anni vuole risparmiare un consumo di petrolio pari a quello attualmente importato da Arabia saudita e Venezuela
  • Vuole aumentare ad 1 milione le vetture ibride circolanti entro il 2015 costruendole in America.
  • Assicurare al 10% l'energia prodotta da energia rinnovabili entro il 2012 e al 25% entro il 2025
  • Introdurre il meccanismo di limite alle emissioni e certificazione per ridurre del 80% le emissioni entro il 2050

Le carte sono abbastanza per portare l'America a primeggiare nella gara sulla lotta alle emissioni e all'inquinamento. E se la capacità di sorprendere degli statunitensi vivrà questo obbiettivo con il loro solito entusiasmo potremmo anche veder superata l'Europa che vorrebbe proporsi come leader mondiale nell'ecologia ma che viene ogni giorno inesorabilmente rallentata da incomprensioni e inadempienze interne.

Europa – Sempre più intenzionata a guidare la lotta al Global Warming
Si e’ già da tempo proposta in prima fila da qualche anno con la rettifica al trattato di Kyoto e più recentemente con il progetto 202020 che verrà forse, questo dicembre, trasformato in impegno vincolante per le nazioni europee (come già lo è il trattato di Kyoto) che prevede di:
  • Tagliare del 20% le emissioni di gas serra
  • Portare al 20% l'energia rinnovabile
  • Risparmiare il 20% di energia
Tutto questo entro il 2020.

E su questo tema se ne è parlato un'altra volta il 26 novembre a Bruxelles all'ECOFIN (Consiglio europeo di Economia e Finanza), dove i ministri economici della comunità europea si sono riuniti per capire come fronteggiare l'attuale crisi economica, disegnando anche un piano energetico condiviso:

  1. Proporre una nuova strategia per la solidarietà in campo energetico tra gli Stati membri e una nuova politica sulle reti energetiche volta a incentivare gli investimenti in reti più efficienti e che distribuiscano energia a basse emissioni di carbonio.
  2. Presentare un nuovo piano d'azione dell'UE in materia di sicurezza e solidarietà energetica che definisca cinque ambiti in cui sono necessari ulteriori interventi per garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile.
  3. Esaminare le problematiche che l'Europa dovrà affrontare tra il 2020 e il 2050.
  4. Rafforzare la normativa riguardante l'efficienza energetica degli edifici e dei prodotti che consumano energia.
  5. Dare maggiore importanza alla certificazione delle prestazioni energetiche e alle relazioni sulle ispezioni per gli impianti di riscaldamento e condizionamento.

Intanto in questi giorni, a Poznan è in corso la conferenza delle nazioni unite sui cambiamenti climatici e la crisi economica e sul tavolo centrale c’e’ proprio il piano 202020 per cercare di tradurlo in documento attuativo.


Italia – Fa passi indietro, frena l'Europa e scende nella classifica mondiale.
Purtroppo non si sa niente sulla politica energetica del governo Italiano. Nessun dettaglio ritrovabile in nessun programma di governo né elettorale.
Le uniche posizioni prese dell'Italia sull'energia e l'ambiente sono alquanto vaghe e sconfortanti:
  • Generico no sul pacchetto 202020 dell'unione europea come ribadisce spesso il nostro ministro Prestigiacomo (ritrovabile solo su giornali)
  • Riduzione delle detrazioni e del totale capitale a disposizione per chi investe nel rinnovabile (famoso 55% del conto energia e fotovoltaico)
  • Il via libera al NUCLEARE contenuto nella finanziaria: Pag 16 – Interventi per lo sviluppo

Ed è proprio questa storica noncuranza italiana e completo disinteresse per i problemi ecologici mondiali che ci fa cadere ogni anno sempre più in basso nella scala mondiale dei paesi inquinatori.
Oggi, infatti, a Poznan è stato presentato il rapporto “Climate Change Performance Index” (CCPI) dell'organizzazione German Watch che posiziona l'Italia al 44' posto tra i paesi industrializzati a maggiori emissioni di CO2, appena dopo la Romania e seguita dalla Polonia e dalla Cina.

Se poi si guarda di tanto in tanto sul sito del Kyoto Club, salire la “potenziale multa” all’Italia dalle nazioni unite sui mancati raggiungimenti di Kyoto (attualmente ad 1,4 miliardi di euro), e il continuo silenzio e assoluto disinteresse del governo sulle nostre politiche energetiche non rimane che sperare che questo summit in corso delle nazioni unite imponga all'Italia un serio lavoro e gli imponga obbiettivi concreti e vincolanti.

mercoledì 10 settembre 2008

Esperimento CERN - LHC

Con buona probabilità non distruggeremo il mondo
Questo il tema che ci accompagna nella nuova era verso un mondo che piano pian non ci sopporta più.


Oggi e nei prossimi giorni, al Cern di Ginevra si sta svolgendo l’esperimento più all’avanguardia e più costoso della storia della scienza. Un esperimento che dovrebbe spiegarci qualcosa in più dell’origine dell’universo e della materia.

Tremila scienziati stanno lavorando da anni a 170m nel sottosuolo alla costruzione del più grande acceleratore di particelle al mondo. 3,2 miliardi di euro di costo per un tunnel di 84km di lunghezza e 27 di diametro metà in Svizzera e metà in Francia.
Si chiama LHC, Large Hadron Collider - Grosso collisore di Adroni


L’esperimento consiste nel far accelerare all’interno dell’anello, a velocità prossime a quelle della luce, due fasci di particelle subatomiche (gli Adroni, appunto) in direzioni opposte fino a farle collidere ricreando condizioni simili a quelle dei primissimi attimi dopo il big bang. L’energia sprigionata in queste collisioni (in accordo alle teorie di Einstein) diventerà massa. Sono proprio le particelle che si creeranno ciò che ricercano gli scienziati. Prima fra tutte il famoso Bosone di Higgs, una particella elementare mai osservata, soltanto teorizzata, tanto da averla denominata “particella di Dio”. La loro osservazione dovrebbe far progredire le più avanzate teorie riguardanti la creazione dell’universo e della materia.


Anche google dedica la pagina all’LHC

Nel corso della storia sono stati migliaia gli esperimenti scientifici e molti dalle scoperte anche più rivoluzionarie di questa. E invece su questo progetto migliaia di media mondiali sono attentissimi ai risultati tanto attesi. Perché?
Le risposte sono due:
• Una e’ semplice: Molte sono state le teorie catastrofistiche sulla riuscita dell’esperimento fino a parlare di fine del mondo, tema assolutamente caro a tutti e su cui i media speculano molto (senza far passare il vero messaggio).
• La seconda e’ invece quella classica, se ci pensiamo un attimo. Questo esperimento dovrebbe risponderci un po’ di più sulla domanda esistenziale che l’uomo si pone oramai da millenni: “Da dove veniamo?” o anche “Chi siamo?”. Insomma, la domanda alla quale decine e migliaia di scienziati, filosofi e anche religiosi cercano risposta. La risposta che tutti noi infondo cerchiamo. I più saggi qui si chiederanno: possiamo mai dare una risposta? Ma questo e’ un altro tema.

Una cosa però non tutti hanno riflettuto. Qual’e’ effettivo peso umano di questa “impresa”.
In questi anni, durante la realizzazione dell’acceleratore, si sono sentite dure proteste su questo esperimento; anche di famosiscienziati. I dubbi che rialzavano sulla riuscita dell’esperimento sono stati dimostrati fondati. Alcuni di questi dubbi mettevano in risalto che questo esperimento potesse portare addirittura alla distruzione del mondo stesso.
http://www.lhcdefense.org/ (vengono qui bene riassunti)
La teoria più affermata e’ quella sulla creazione di un buco nero che si dimostrasse incontrollabile e nell’arco di qualche anno avrebbe inghiottito la terra.
A valle di una mozione presentata ufficialmente gli scienziati del Cern hanno rivisto la valutazione dei rischi e redatto una successiva quest’anno dove però dei rischi sembrano rimanere. Il rischio che le teorie sulle quali oggi basiamo la scienza moderna (teorie quantistiche e atomiche) si dimostrino infondate:
-> Report Completo
-> Presentazione

Allora mi chiedo: Quante volte la scienza ha commesso errori? Il solo fatto che le chiamiamo “teorie” ci deve far riflettere. Perché non “certezza della relatività”? O ancora “certezza quantistica”?
Quello che non si capisce e’ una cosa più grande di una semplice valutazione dei rischi. E’ il tema del rischio stesso. Il fatto che per progredire si debba rischiare.
Procedereste se ci fosse anche solo una possibilità 10.000.000.000.00099 di distruggere la terra? E se siamo così “sfortunati” di centrare proprio a quella? Possibile che non esiste altro metodo per scoprire le stesse cose?
O meglio, possibile che sia questo il metodo più efficace per rispondere alle nostre domande esistenziali? Una buona parte degli scienziati ha scelto anche per noi di sì.

martedì 11 marzo 2008

Solare Termodinamico

Il Solare di Oggi

L'immagine qui sopra non è fantascienza ma realtà. E' la centrale solare a specchi Solucar PS10. E' un progetto realizzato in Spagna nel 2006 grazie ad una delle più grandi menti italiane, Carlo Rubbia. La cosa strana è che sarebbe potuto essere realizzato in Italia ma il nostro governo di allora non recepì e Rubbia trova nel 2005 sostegno in spagna.

Questa tecnologia (già utilizzata da Archimede) permetterebbe grandi concentrazioni energetiche distribuite durante la giornata grazie all’accumulazione dell’energia termica e permettere quindi di sfruttare la centrale in maniera continuativa, proprio come qualunque metodo di produzione.

IL SOLARE TERMODINAMICO

L'energia termica, calore, viene sfruttata indirettamente in cicli Termodinamici grazie ai quali viene prodotta elettricità da immettere nella rete.

La tecnologia si basa sull'utilizzo di semplici "specchi parabolici" per la concentrazione della radiazione diretta, al fine di convertire in modo efficiente l'energia solare in calore ad alta temperatura. Per superare il limite della variabilità solare dovuto al ciclo giorno/notte il sistema prevede che l'energia solare venga immagazzinata sotto forma di calore grazie all'impiego di sali fusi alla temperatura di 550° C (nuova miscela di sali in grado di trattenere a lungo il calore). L'accumulo termico avrà una capacità tale da erogare potenza in modo completamente indipendente dalla presenza dell'irraggiamento solare. Questa nuova tecnologia, ancora in fase di sperimentazione, qualora sviluppata su scala commerciale potrà costituire una nuova alternativa per la produzione di energia elettrica ad un costo tendenzialmente competitivo e ad emissioni inquinanti nulle.

L'anno scorso anche l'Italia si decide e investe a Priolo 40 milioni di euro in una centrale solare termodinamica da 5 megawatt che svilupperebbe una quantità di energia in grado di soddisfare il fabbisogno annuale di 4.500 famiglie con un risparmio di circa 2.400 tonnellate equivalenti di petrolio l'anno, con un taglio di emissioni di anidride carbonica per circa 7.300 tonnellate.

Siamo però ancora molto sotto agli investimenti medi europei. Ci chiamiamo il paese del sole, e si capisce anche facilmente il perché, ma in Italia arriviamo a malapena a 40MW di potenza installata contro addirittura i 1600 MW della fredda e piovosa Germania.

Loro, infatti, già dal 2006 avevano capito che grazie a questa innovativa tecnologia potrebbero sperare in una possibile autosufficienza energetica ed elogiano proprio le ricerche del nostro Carlo Rubbia, ricordando che l'Italia l'avrebbe lasciato sfuggire in Spagna.

Ma forse è solo l'inizio e qualcosa si sta muovendo anche nel nostro Bel Paese. Nel sud stanno nascendo nuovi progetti che forse risolleveranno almeno la faccia del nostro sole, tra i più caldi in Europa.

Il governo, qualche mese fa, lancia incentivi significativi su questo “nuovo” tipo di fonte e dalle regioni del mezzogiorno viene la disponibilità alla loro installazione. E allora ecco una finestra su 10 progetti come quelli di Priolo per un totale di 500MW. Finora però solamente accordi, ma niente date né siti identificati. Chissà se diventeranno realtà?

Il sole

La nostra piu' grande risorsa

La più grande e duratura delle fonti di energia universali. Senz’altro l’unica vera e possibile strada per l'indipendenza energetica globale.

Sembra quasi assurdo che la soluzione dei nostri problemi energetici possa essere a portata di mano di tutti! Ricchi e poveri, potenti e umili. Disponibile ogni giorno. La risorsa energetica più “democratica” esistente. Il sole. Che da’ la vita a tutto; C'è da sempre e per sempre ci sarà. Come dal sole nacque la vita e’ grazie al sole che tutto continua ad evolversi. Un ciclo perfetto che si alimenta di giorno e si spegne di notte.

Ed e’ dall'energia solare che derivano quasi tutte altre forme di energia sfruttabili sulla terra.

Il sole irraggia la terra e scalda l'atmosfera facendo muovere masse d'aria dando così origine ai venti (eolica), e alle piogge (idrica); fa crescere le piante (biomassa) e così gli animali (energia meccanica) che morendo, nei millenni, diventeranno idrocarburi (termica).

Veniva adorato da tutte le popolazioni più antiche. Dai Greci e dai Romani (Apollo), dagli Egizi (Rà), dagli Aztechi (Nanauatzin), dagli africani Ashanti (Nyame), dai Celti (Granno), dagli Etruschi (Cautha) e dagli Induisti(Visnu).

Non servivano allora scienza e tecnologia odierne per capire che è la risorsa più importante per la vita sulla terra.

E invece noi continuiamo a correre dietro al petrolio. Simbolo del nostro benessere odierno. Grande acceleratore che dal '800 ci trascina a tutta velocità verso il progresso, anche se forse oggi, iniziamo a dubitare che “progresso” sia la parola giusta.

In questi 200 anni l'umanità ne ha fatta di strada, e ad una velocità incredibile se la misuriamo sui 40.000 anni di storia dell'uomo “Sapiens Sapiens”. In meno di 200 anni abbiamo fatto il 95% di tutte le scoperte di sempre e la nostra aspettativa di vita media è passata da 35 anni nel 1800 a 70 anni di oggi.

Ma tutto questo ad un costo incredibile. Il costo più grave da pagare. Quello di un mondo che potrebbe presto rivoltarci contro. Sta iniziando a non sopportarci più.

Pensiamo solo che a inizio del 900 sulla terra eravamo meno di un miliardo di persone. Oggi siamo quasi a sette e per il 2015 potremmo arrivare a dieci. Un numero troppo elevato di gente che se vivesse con lo stile di vita eco-aggressivo di oggi devasterebbe l’ecosistema in pochi anni. Pensiamo poi alla Cina, e all’India le cui economie corrono quasi ancora completamente a Carbone.

E allora cosa aspettiamo? Perché lasciarci scappare la possibilità oggi, che stiamo “ancora” in piedi, di cambiare il nostro stile di vita e di rispettare il mondo che ci circonda rientrando ancora nella catena perfetta dell'ecosistema dalla quale siamo usciti poche decine di anni fa?

Ed è proprio dal sole che bisogna ripartire, che in questo tempo non ci ha mai abbandonato. Che non è mai cambiato e che sempre ci tende chiara la mano.

Lo sforzo energetico che faremmo oggi per cambiare la nostra produttività è ancora relativamente basso. Pannelli solari termici e fotovoltaici così come altre forme rinnovabili, sono ancora “economiche”, proprio perché ancora prodotti dal petrolio.

Un giorno però la produzione totale energetica potrebbe non coprire più la domanda e allora i prezzi per la produzione salirebbero. Vogliamo correre il rischio che ci si sbagli?

Pensiamo che oggi basterebbe riempire di pannelli fotovoltaici il 40% dei tetti delle case e industrie d'Italia per coprire l'intero fabbisogno energetico italiano.

Considerando che il fotovoltaico ha un ritorno economico in 10 anni circa (su 30 di garanzia dei pannelli), se oggi decidessimo di investire completamente nel solare, avremmo un ritorno complessivo in 4 anni e delle manutenzioni ogni 90.

Ma questa è un’altra storia. Le rivoluzioni non si fanno mai da un giorno all'altro...

lunedì 25 febbraio 2008

Termovalorizzatori o Inceneritori?

Come far sparire i nostri problemi... Bruciandoli.


In Italia li consideriamo Energia Rinnovabile e li sovvenzioniamo come tali.
La loro sicurezza per la salute non e’ mai stata provata, ma solo molto probabilisticamente “supposta”.

Oltre che pagare le tasse sulla spazzatura, in Italia sovvenzioniamo questi impianti anche attraverso una trattenuta sulla bolletta elettrica di circa il 7% che è chiamata CIP6.

Questo deriva da un provvedimento del Comitato Interministeriale Prezzi nato da una nobile idea nel 1992 dove si disponeva di detrarre dalla bolletta un onere da destinare alle “Fonti Rinnovabili”; è invece trasformato all'atto pratico in un mezzo che è stato usato per la stragrande maggioranza per finanziare inceneritori e impianti simili.

Alle parole “Fonti rinnovabili” vengono infatti aggiunte “ed Assimilate” e in questo ultimo gruppo, compresi gli inceneritori (che per giustificare il fatto vengono poi chiamati “termo valorizzatori”)

Cita infatti il CIP6/92:
Col presente provvedimento entrano in vigore le seguenti disposizioni in materia di energia prodotta da impianti ... alimentati da fonti rinnovabili ed assimilate

Oltretutto sono incentivate con la CIP anche particolari impianti a carbone, a oli combustibili e le raffinerie (a patto che rispettino determinate proporzioni di combustibile ed energia termica. Vedi Indice Energetico al titolo I della delibera CIP)
Cosa triste e’ che la stragrande maggioranza degli italiani non sa che questi impianti non fanno neanche “sparire” completamente i rifiuti, ma, oltre ai funi di scarico, producono scorie solide pari circa al 12% in volume e 15-20% in peso dei rifiuti introdotti, e in più ceneri per il 5%. Scarti che ovviamente dovremo seppellire.
http://www.energialab.it/Downloads/Schede/rifiuti.pdf


Inoltre, per effetto di queste disposizioni lo stato paga ai produttori il triplo l'energia che rispetta la delibera CIP e, a parita’ di investimento, questi impianti, rendono molto di piu’ che un parco eolico o peggio uno solare; perciò un produttore deve vendere quell'energia investirà capitali lì (e così è stato).
Inoltre, cosa ancor peggiore, la delibera gli da il diritto di certificare quell'energia come “verde” e quindi di ottenere un certificato rivendibile su un mercato europeo apposito (meccanismo dei “certificati verdi”).
http://www.grtn.it/ita/fontirinnovabili/certificativerdi.asp



Un rischio passato (volutamente) inosservato

Tutto cio’ e’ venduto a noi italiani come “energia rinnovabile” (ma nei fatti non lo e’). E in piu’ la finanziamo. Sono bastate due subliminali parole e il gioco e’ fatto!

  • Assimilate: Questo termine esula dal termine “rinnovabili”. Ciò che noi bruciamo non è altro che una rifiuto che per definizione non riusciamo a rinnovare!
  • Termovalorizzatori: Valorizzano il nostro rifiuto. Sì. Come? Bruciandolo. Allora perché non li si chiamano direttamente inceneritori?
L'Italia con queste pseudo misure scivola lentamente indietro in un’Europa che va orgogliosamente avanti nella lotta all'inquinamento.
Inoltre chi paga le conseguenze sono i suoi cittadini e la loro salute.
Molti studi denunciano infatti, per causa dalla diossina e dai metalli pesanti polverizzati nell'incenerimento, gravi danni alla salute di chi sta intorno ad un inceneritore e ai prodotti delle colture limitrofe (per cui a chi poi se li mangerà).
E seppur questi studi possano essere discutibili, perché assumersene il rischio che non lo siano?

Queste sono furbizie che usano alcuni politici/industriali/petrolieri italiani guidati solamente da interessi economici. Vengono utilizzate normative difficili da seguire per le persone e che comunque fanno comodo, per cui, chi capisce tace. Vogliono tutti, infatti, far sparire i rifiuti e se qualcosa non si vede, nessuno si lamenta.
Si pubblicizzano poi scienziati che sostengono che gli inceneritori non creano danni alla salute e il gioco è fatto:
Dottor Veronesi: http://it.youtube.com/watch?v=EsqHRaeZaHs

la cui fondazione ha come partner
- ACEA - multiutility con inceneritori
- ENEL - centrali a carbone ed olii pesanti e nucleare
- VEOLIA Environment - costruzione inceneritori


Oggi sappiamo che tanti si battono per mostrare il rischio nocività:

  • Il gruppo dei Verdi ha presentato una proposta di legge per abolire i certificati verdi agli inceneritori: http://www.alessandroronchi.net/2006/09/15/progetto-di-legge-per-abolire-i-certificati-verdi-agli-inceneritori/

  • La Commissione Europea durante la presidenza di Romano Prodi nel 2003 con il Commissario UE per i Trasporti e l'Energia, Loyola De Palacio, in risposta ad una interrogazione dell' europarlamentare Monica Frassoni, in data 20.11.2003 (risposta E-2935/03IT) ha ribadito il fermo no dell'UE all'estensione del regime di sovvenzioni europee per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, previsto dalla Direttiva 2001/77, all'incenerimento delle parti non biodegradabili dei rifiuti.

  • Su petition on line è presente una petizione che tutti possono firmare per abolire i finanziamenti a inceneritori e fonti assimilate: http://www.petitiononline.com/RESETINC/

  • Il Conseil Nationale de l'ordre des medicins francese e i principali sindacati dei medici di medicina generale francesi "praticiens" hanno richiesto "una moratoria concernente la costruzione di nuovi inceneritori". L'incenerimento produce centinaia di sostanze tossiche che si liberano nell'atmosfera: http://www.sante.gouv.fr/htm/actu/secu-sanit_03/fiche14.pdf


Se vogliamo constatare che altra soluzione nell’immediato per gestire il problema rifiuti non c'è se non incenerirli, dobbiamo anche dire a gran voce che questa soluzione è temporanea perche’ il problema da combattere e’ un’altro, e che cioè che il rifiuto non deve essere prodotto all'origine.

giovedì 21 febbraio 2008

Riciclaggio Rifiuti

Situazione in Italia
Dove siamo e come possiamo fare

Nel 2007, in Campania, il Comune di Padula (SA) ha riciclato il 67,97% dei suoi rifiuti posizionandosi al primo posto nel sud Italia nel premio “Comuni Ricicloni 2007” promosso da Lega Ambiente, oramai arrivato alla 7a edizione. Con lui altri 40 comuni campani, che nella totalità dei comuni del sud, della classifica ne costituiscono i due terzi. Questo dimostra che i cittadini campani non sono secondari nell'attenzione per l'ambiente.

Purtroppo però i problemi di questi giorni del comune di Napoli, Caserta e relative province hanno danneggiato l'immagine dell'intera regione e dei suoi cittadini.

http://www.ecosportello.org/


Quello che è successo a Napoli ci ha però regalato una grande lezione, mostrando all'Italia e al mondo, che i rifiuti esistono e ne produciamo montagne! E' infatti importante che ci rendiamo tutti conto che quello che buttiamo ogni giorno è uno scarto della nostra società e del nostro stile di vita moderno.

La parola “rifiuto” infatti esprime perfettamente il concetto. Un processo/attività che produce rifiuto e’ un processo inefficiente.

Ogni anno in Italia vengono infatti prodotte circa 130 milioni di tonnellate di rifiuti; più di 500kg/anno pro capite. Si dividono essenzialmente in Rifiuti Urbani (ca 30mln ton), da Imballaggi (ca 74mln ton), e Rifiuti Speciali (rifiuti di lavorazione industriale e incenerimento). Complessivamente ne ricicliamo solo il 30% circa.

http://www.apat.gov.it


Se provassimo ad immaginare la nostra società concentrata su un’isola in un lago, dalla quale non si potesse andarsene, la problematica “rifiuto”, sarebbe in cima alla nostra economia. Buttando gli scarti in acqua, presto uccideremmo il pesce di cui viviamo. Seppellendoli nella terra, in una generazione affiorerebbero, riducendo spazio alle coltivazioni, bruciandoli, dovremmo comunque smaltirne le ceneri tossiche.

L’unico modo che avremmo per vivere su quell'isola e’ riciclando completamente qualunque scarto.

In fondo, anche oggigiorno, esistono alcune realtà che desiderano un mondo dove il riciclo e’ completo. Alcune città come abbiamo visto, si impegnano seriamente sul problema e attuano per esempio raccolte porta-a-porta. Grazie a questo sistema, cittadini e attività commerciali, possono riciclabile comodamente tutto ciò che e’ conferibile separatamente. Nel cestino degli scarti, finiscono solo quei prodotti e confezioni che non sono riciclabili. Per questi scarti è l’industria che in futuro si dovrà assumersi la responsabilità di non produrli.


La cosa che perdiamo di vista è che se facciamo caso ai prodotti che non possono essere riciclati notiamo che sono totalmente di derivazione chimica (gomme e plastiche, polveri, liquidi acidi, aggregati del benzene, etc) che cioè hanno subito modificazioni nella struttura molecolare da parte dell’uomo. La natura infatti non produce scarti inutili. Tutto ciò che i suoi organismi rifiutano, come escrementi, foglie e rami caduti, animali e piante morte, vengono completamente assorbiti e trasformati in risorsa per la biosfera, e in tempi ridottissimi.

Ciò vuol dire, ancora una volta, che l’uomo stesso altera la natura da cui e’ nato non per il bene stesso della natura ma per una necessità di sopravvivenza della sua razza, senza accettare condizioni.


Dobbiamo capire che la realtà è un altra. Non viviamo in uno spazio infinito, ma in una sfera dalle dimensioni ben note. Seppellire o bruciare i nostri rifiuti non elimina il problema, ma lo rimanda semplicemente alla generazioni future.

Anche noi tutti, abbiamo il compito di immaginare e direzionare questa società in cui il riciclo e il riuso devono essere politiche alla base dell’industria.

Tutto ciò che non si può riusare, riciclare o compostare non deve ne essere prodotto ne essere consumato (acquistato).

E' infatti grazie alla cooperazione tra buona volontà dei cittadini unita alla produzione consapevole dell'industria che elimineremo completamente questo problema.

Discariche (che producono gas serra e devono essere monitorate per 30 anni) e inceneritori (che producono diossina cancerogena e 1 tonnellata di cenere tossica ogni 3 di rifiuti!) non sono una soluzione al problema, ma un rimedio temporaneo da eliminare in fretta per il nostro bene e quello dell'intera biosfera alla quale apparteniamo.



Alcuni consigli e infos utili:

Per fare qualche riferimento, per ridurre lo spreco di materiali potenzialmente riciclabili ci sono delle piccole cose che tutti possiamo fare con semplicità:

  • Acquisti Intelligenti e consumo critico

Buona parte delle cose che compriamo non ci sono necessarie. Una volta aperti e avanzati, certi alimenti vengono buttati. Infatti in media, il 15% dei nostri rifiuti domestici sono cibi sprecati

Quando compriamo un oggetto preferiamo per qualcosa di lunga durata e teniamo cara la garanzia (evitiamo le cose dei negozi "tutto a 1€”). Spendiamo magari qualche € in più ma ci guadagneremo in durata dell'oggetto. Evitiamo assolutamente prodotti usa e getta.

Preferiamo cibi e prodotti contenuti in confezioni riciclabili o possibilmente senza confezione (o sacchetti superflui) come vuoti a rendere, riutilizzabili. Beviamo la nostra acqua del rubinetto. Chiediamone semmai le caratteristiche alla ASL locale.

Le confezioni in vetro o in metallo sono perfette (materiali riciclabili ALL'INFINITO!) o quelle di carta, riciclabile e comunque velocemente biodegradabile.

  • Rifiuti organici

Questi sono circa il 30% della nostra spazzatura. Sono molto importanti perché in molte città sono trasformati in compostaggi per la concimazione e in etanolo usato come combustibile. Sono riciclabili al 100% e anzi, molto utili all'ecosistema che li ha prodotti. Buttarli sarebbe uno spreco davvero inutile. Per raccoglierli basta un bidoncino in plastica sigillato da una semplice guarnizione.

  • Raccolta differenziata

Non è così difficile come sembra. Ogni comune oramai vi mette a disposizione una procedura per riciclare i vostri scarti.

Basta avere un paio di sacchi in casa oltre a quello ordinario dove mettete carta, plastica, latta, vetro.


Con un attento e consapevole acquisto, evitando gli sprechi e con un piccolissimo impegno nella separazione possiamo riciclare praticamente tutto di tutto quello che ogni giorno buttiamo:


  • Carta e Cartone - Tutte le città d'Italia partecipano al riciclo della carta! Molti comuni riciclano anche i cosiddetti "Poliaccoppiati", che sono i contenitori composti sia da carta che plastica/alluminio; Riportano sul retro della confezione il simbolo del riciclo con all'interno CA (quelli dei succhi e del latte per capirci!)

  • Imballaggi di plastica e polistirolo - Purtroppo prendono una grossa parte della nostra spazzatura, ma nell'80% dei casi sono riciclabili, e quando non lo sono più vengono trasformati in "bellissime" sedie o maglioncini in Pile

  • Vetro e Lattine - Questi materiali possono essere riciclati all'infinito, e questo vuol dire che, al loro secondo, terzo, ... utilizzo non perdono alcuna delle loro caratteristiche meccaniche di contenimento e conservazione!!

  • Verde e organico - Qualunque scarto del cibo (ossa, bucce, avanzi, ...) e del vostro giardinetto (come foglie, rami, ...), insomma tutto ciò che e' organico (a base carbonica). Moltissimi paesi d'Italia lo riciclano, ma altrimenti potete farvi il vostro “compost” casalingo.

  • Indumenti, scarpe, borse - Dovreste trovare in giro grossi bidoni grigi o gialli (come ad esempio quelli della “Caritas”, dove pero' potete mettere solo indumenti in “buone” condizioni).

  • Farmaci scaduti - Trovate contenitori vicino alle farmacie, o chiedete al vostro farmacista.

  • Batterie esaurite - Purtroppo questo oggetto non puo' essere riciclato ma e' di assoluta importanza buttarlo all'interno dei contenitori appositi. NON BUTTATELO IN SPAZZATURA. Quando si perfora l'involucro esterno, fuoriescono acidi distruttivi e dannosissimi per l'ambiente, anche se posti nelle stesse discariche.

  • Legno e segatura - Tipo anche armadi o scrivanie o simili. Possono essere portati al vostro "ecocentro" più vicino. Sono molto utili per essere trasformati in legno truciolare o compensato.

  • Materiale elettronico - Sempre più importante perché ne produciamo sempre di più (circa 30 milioni di PC all'anno vengono buttati!). Lo potete portare anche questo nell'ecocentro cittadino.


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Un consiglio è, se siete incerti, non esitate a chiedere al vostro comune quali sono i materiali che vengono riciclati vicino a casa vostra e dove poter portare quelli che non hanno un apposito bidone. Sicuramente vi indicheranno un “ecocentro” di zona; e' un'area di raccolta rifiuti, molto spesso vicina all'inceneritore. Raccolgono in maniera differenziata tutti i rifiuti (separati in origine) ed è dove devono anche essere conferiti i cosiddetti rifiuti ingombranti.


La battaglia più grande che dobbiamo combattere oggigiorno è quella contro il messaggio sempre più dilagante della nostra economia che è più consumi e più sei felice. I rifiuti però sono la prova pratica che questo messaggio è sbagliato. I nemici che dobbiamo combattere oggi non sono i talebani o gli iraniani o i comunisti, sono la diossina, i gas serra, le piogge acide... Sono quelli che veramente uccidono! Insomma, la nostra ignoranza ed il nostro egoismo.

La speranza che ci rimane per il 21mo secolo è che entri nella mentalità collettiva che il riciclo e il riuso sono le uniche politiche possibili della nostra società. Prima o poi potremmo finire lo spazio a disposizione per le discariche e aver saturato il cielo di fumi tossici.

mercoledì 20 febbraio 2008

Piano UE 20-20-20 sulle rinnovabili

1 milione di nuovi posti di lavoro
e un risparmio di 180 miliardi l'anno
Ma intanto l'Italia paga all'UE una penale di 5 milioni di euro al giorno


Come molti oramai sanno la Comunità Europea ha presentato pochi giorni fa a Bruxelles il piano 20-20-20 in cui l'Europa prende una netta posizione e si impegna in prima linea mondiale nella lotta all'inquinamento e alla dipendenza energetica.

Con cinque progetti di legge, piu' un documento sugli aiuti di Stato, Bruxelles assegna i compiti a Stati e industrie:
''Per il cambiamento ci saranno dei costi, ma sono ragionevoli e sostenibili'', ha detto Barroso, presentando il piano al Parlamento europeo che lo dovra' approvare insieme agli Stati membri.

Questi i punti che il nostro continente si prefigge:

  • 20% della nostra energia dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili

  • 20% è la crescita sull'efficenza di produzione

  • 20% il taglio che si darà all'anidride carbonica immessa in atmosfera.

Diversi i pesi stato per stato e per l'Italia è previsto un impegno a ridurre del 13% le emissioni dai settori non ETS (cioè che non prendono ancora parte al sistema dello “scambio di certificati”) e una crescita del settore delle rinnovabili del 17% (attualmente siamo intorno al 15%).

http://www.europa.eu/


Misure veramente ambiziose che fanno capire quanto l'Europa abbia la seria intenzione di porsi come leader mondiale in questa difficile battaglia umana.

Purtroppo molti credono che l'Italia difficilmente riuscirà a soddisfare le richieste, memore anche di una pessima gestione politica del problema. Il nostro paese infatti si era impegnato, ratificando il protocollo di Kyoto a ridurre del 6,5% le proprie emissioni rispetto al 1990. Queste sono invece aumentate del 13% e per questo, dal 1' Gennaio 2008 (data di entrata in vigore del protocollo) stiamo accumulando una penale di 5 milioni di euro al giorno che diventeranno 2 miliardi di euro a fine 2008.

http://www.kyotoclub.org/


Insomma, il nostro continente corre fiero verso una nuova era e noi italiani stiamo a guardare chi tra i nostri politici dice più puttanate per farsi rinnovare la poltrona.
Stiamo seriamente rischiando di diventare la ruota di scorta di quest'Europa.


Quello che l'Italia e i suoi cittadini non riesce ancora a capire è che siamo alle porte del terzo millennio dove o risaliamo o affoghiamo.
Investire nelle rinnovabili non solo ci donerebbe un ambiente più sostenibile, ma ci farebbe anche risparmiare 180 miliardi di dollari l'anno, e creare un milione di nuovi posti di lavoro da qui al 2020.
Questo affermano José Manuel Barroso (presidente della commissione europea) e associazioni come Greenpeace, GIFI (associazione imprese fotovoltaiche), ANEV (associazione imprese eoliche) e la IEA (Internetional Energy Agency).

Tre euro a settimana per ogni cittadino dell'Unione europea, e' il costo del pacchetto di azioni 20-20-20 dalla Commissione Ue. Come 3 pieni di benzina l'anno per famiglia. Un fiume di investimenti che dovrebbero creare, secondo Bruxelles, più di 250 mila nuovi posti di lavoro nel solo settore delle rinnovabili. Un'importante passo della nostra società e una enorme possibilità che non possiamo lasciarci scappare.