sabato 13 dicembre 2008

Politica mondiale al verde

La crisi economica va affrontata al verde
Cosi' America ed Europa guardano ad un futuro radicalmente diverso, guidato da energie rinnovabili e risorse ecologiche.
L'Italia, al quarantaquattresimo posto mondiale, non se ne interessa.



America – Cambia radicalmente la sua politica energetica
Ricordate, quegli energivori antiecologici che eravamo abituati a vedere come i peggiori esempi mondiali di inqunatori! Quelli degli hamburger, delle patatine fritte e della coca cola. Quelli dei crack finanziari e delle bolle speculative che si stanno trascinando dietro il mondo intero...
Gli americani, esatto! Chi potrebbe pensare che possano mai cambiare il loro inquinante stile di vita, che è tanto scandaloso da chiamarlo “modello americano”?

Ebbene forse il futuro ci riserva una sorpresa. E' infatti questa crisi che potrebbe mettere fortemente in dubbio l'attuale modello di consumo americano.
E allora quale migliore occasione per il neo eletto Barak Obama di cavalcare questa contro onda di cambiamento proponendosi come il presidente che rivoluzionerà il modo di concepire il progresso, guidando una rivoluzione verde!

Obama si promette, con il nuovo programma energetico americano chiamato “New Energy for America” di dare un aiuto non convenzionale ad un economia che non sta più in piedi:
  • Creerà 5 milioni di nuovi posti di lavoro con un investimento di più di 150 miliardi di dollari in 10 anni per convogliare gli investimenti privati in un futuro ad energia pulita
  • Entro 10 anni vuole risparmiare un consumo di petrolio pari a quello attualmente importato da Arabia saudita e Venezuela
  • Vuole aumentare ad 1 milione le vetture ibride circolanti entro il 2015 costruendole in America.
  • Assicurare al 10% l'energia prodotta da energia rinnovabili entro il 2012 e al 25% entro il 2025
  • Introdurre il meccanismo di limite alle emissioni e certificazione per ridurre del 80% le emissioni entro il 2050

Le carte sono abbastanza per portare l'America a primeggiare nella gara sulla lotta alle emissioni e all'inquinamento. E se la capacità di sorprendere degli statunitensi vivrà questo obbiettivo con il loro solito entusiasmo potremmo anche veder superata l'Europa che vorrebbe proporsi come leader mondiale nell'ecologia ma che viene ogni giorno inesorabilmente rallentata da incomprensioni e inadempienze interne.

Europa – Sempre più intenzionata a guidare la lotta al Global Warming
Si e’ già da tempo proposta in prima fila da qualche anno con la rettifica al trattato di Kyoto e più recentemente con il progetto 202020 che verrà forse, questo dicembre, trasformato in impegno vincolante per le nazioni europee (come già lo è il trattato di Kyoto) che prevede di:
  • Tagliare del 20% le emissioni di gas serra
  • Portare al 20% l'energia rinnovabile
  • Risparmiare il 20% di energia
Tutto questo entro il 2020.

E su questo tema se ne è parlato un'altra volta il 26 novembre a Bruxelles all'ECOFIN (Consiglio europeo di Economia e Finanza), dove i ministri economici della comunità europea si sono riuniti per capire come fronteggiare l'attuale crisi economica, disegnando anche un piano energetico condiviso:

  1. Proporre una nuova strategia per la solidarietà in campo energetico tra gli Stati membri e una nuova politica sulle reti energetiche volta a incentivare gli investimenti in reti più efficienti e che distribuiscano energia a basse emissioni di carbonio.
  2. Presentare un nuovo piano d'azione dell'UE in materia di sicurezza e solidarietà energetica che definisca cinque ambiti in cui sono necessari ulteriori interventi per garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile.
  3. Esaminare le problematiche che l'Europa dovrà affrontare tra il 2020 e il 2050.
  4. Rafforzare la normativa riguardante l'efficienza energetica degli edifici e dei prodotti che consumano energia.
  5. Dare maggiore importanza alla certificazione delle prestazioni energetiche e alle relazioni sulle ispezioni per gli impianti di riscaldamento e condizionamento.

Intanto in questi giorni, a Poznan è in corso la conferenza delle nazioni unite sui cambiamenti climatici e la crisi economica e sul tavolo centrale c’e’ proprio il piano 202020 per cercare di tradurlo in documento attuativo.


Italia – Fa passi indietro, frena l'Europa e scende nella classifica mondiale.
Purtroppo non si sa niente sulla politica energetica del governo Italiano. Nessun dettaglio ritrovabile in nessun programma di governo né elettorale.
Le uniche posizioni prese dell'Italia sull'energia e l'ambiente sono alquanto vaghe e sconfortanti:
  • Generico no sul pacchetto 202020 dell'unione europea come ribadisce spesso il nostro ministro Prestigiacomo (ritrovabile solo su giornali)
  • Riduzione delle detrazioni e del totale capitale a disposizione per chi investe nel rinnovabile (famoso 55% del conto energia e fotovoltaico)
  • Il via libera al NUCLEARE contenuto nella finanziaria: Pag 16 – Interventi per lo sviluppo

Ed è proprio questa storica noncuranza italiana e completo disinteresse per i problemi ecologici mondiali che ci fa cadere ogni anno sempre più in basso nella scala mondiale dei paesi inquinatori.
Oggi, infatti, a Poznan è stato presentato il rapporto “Climate Change Performance Index” (CCPI) dell'organizzazione German Watch che posiziona l'Italia al 44' posto tra i paesi industrializzati a maggiori emissioni di CO2, appena dopo la Romania e seguita dalla Polonia e dalla Cina.

Se poi si guarda di tanto in tanto sul sito del Kyoto Club, salire la “potenziale multa” all’Italia dalle nazioni unite sui mancati raggiungimenti di Kyoto (attualmente ad 1,4 miliardi di euro), e il continuo silenzio e assoluto disinteresse del governo sulle nostre politiche energetiche non rimane che sperare che questo summit in corso delle nazioni unite imponga all'Italia un serio lavoro e gli imponga obbiettivi concreti e vincolanti.

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